Era mia madre

Osservo i tuoi occhi inseguire pensieri e luci lontane, chissà cosa pensi..i tuoi ricordi sono cristallizzati in un tempo indefinito. Mi chiedi continuamente se il vento si è calmato, che giorno è oggi e che ore sono. Oggi è venerdì mamma, e il vento si è calmato..ma il vento non c’è..e fra un secondo l’avrai già dimenticato..la bestia che vive con te e in te, ti mangia i ricordi e continua a nutrirsi mamma.
Non c’è un giorno del calendario per ricordare questo sguardo che vaga nel vuoto. Occhi che a riguardarli sono come coltelli che trafiggono antiche ferite, mai rimarginate.
Ma oggi a riguardarli feriscono ancor di più, il tempo, dicono, aiuta a lenire il dolore. Quale dolore, o dolori, possono essere così forti da non darti pace, nemmeno nel sonno, sempre tormentato dall’impotenza dal non averti liberato dal tormento quotidiano che ti affliggeva? Tu, mia madre, prigioniera della bestia.
La bestia che ti ha sottratto al mondo.

Ciao mamma ti ho sognato stanotte, eri bellissima e vestita di bianco, ti ho chiesto se mi riconoscevi, hai annuito e sorridendo mi hai detto “certo sei Tiziana, la mia babbadoca”.

 

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